La Morte
An eekete aakut
ésaamunanu.(juaat) La Morte non ha ombra
Si cita questo proverbio quando una persona si trova in una difficoltà estrema. E’ un appello di soccorso. Ed è dovere di coloro che lo sentono accorrere in aiuto. L'ombra: yàaloor, ésaamunanu, ébaani, è in realtà, per l’uomo, il principio stesso della vita. L’uomo non può in nessun modo prescindere da questo, nemmeno da morto. In realtà, l’uomo e la sua ombra sono identificabili come la foresta dell’iniziazione e l’uomo. Colui che entra in questa foresta, vi muore, viene “distrutto”, poi “ricostruito” simbolicamente secondo nuovi principi. La foresta è quindi la matrice prima, l’elemento vitale. Questa è l’ombra in rapporto all’uomo. Comprendiamo così perchè il morto non ha ombra e non può vivere, in quanto l'ombra è il luogo stesso dell’esistenza. La morte non ha ombra, cioè non ha più il principio vitale. Così il vivente è colui che ha sempre l’ombra con sé. Egli è la sua ombra prima di essere luce. E’ in questa opacità che l’individuo è essere vivente per eccellenza, il luogo in cui la sua giovinezza si rigenera. Con l'iniziazione che avviene all'alba o di sera, il Diola (…) si relaziona al punto focale della sua esistenza. Con questa concezione dell’ombra, dell’alba, della sera, comprendiamo perchè le grandi decisioni che devono orientare un clan si prendono, in generale, nell’oscurità. Dibattere approfonditamente, decidere in modo irrevocabile, questo si fa, nei paesi Diola, la notte, nella penombra della foresta d’iniziazione. In realtà, ci si immerge di nuovo nel principio vitale stesso che è l'ombra, che è la foresta d'iniziazione. Ci si ritrova nel cuore, nel fulcro dell'esistenza. Il Diola non è vivente che nell’ombra, perché ciascuno ha la propria ombra. La sua condotta giornaliera non è, in realtà, che la conseguenza, la manifestazione di una vita già esistente, che ha il suo embrione nell’ombra. La vita del giorno non è che la fioritura, la crescita della vera vita del yàaloor. Questa concezione dell'ombra, dell'oscurità, domina, in realtà, tutto il pensiero Diola.
Le mort n 'a pas d'ombre
On cite ce proverbe lorsqu'une personne est dans une difficulté extrême. C'est un appel au secours. Il est du devoir de qui l’entend de lui venir en aide. L'ombre: yàaloor, ésaamunanu, ébaani, tout ceci est en réalité pour l'homme le principe même de la vie. Il ne peut en aucune manière s'en défaire a moins de mort. En réalité, l'homme et son ombre sont connus comme la forêt d'initiation et l'homme. Celui-ci entre dans cette forêt, y meurt, y est «détruit», puis «rebâti» symboliquement selon d'autres principes. La forêt est donc la matrice première, l'élément vital. Ainsi en est-il de l'ombre par rapport a l'homme. Nous comprenons alors pourquoi le mort n'a pas d'ombre et ne peut vivre, puisque l'ombre est le lieu même de l'existence. Le mort n'a plus d'ombre, c'est-à-dire qu'il n'a plus de principe vital. Ainsi le vivant est-il celui qui a toujours de l'ombre avec lui. Il est son ombre d'abord avant d'être lumière. C'est dans cette opacité qu'il est vivant par excellence, que sa jeunesse est refaite. Avec l'initiation de l'aube ou du soir, le Jóola (…) il voit son point d'appui, son existence, plus forte plus grande. Avec la conception de l'ombre, de l'aube, du soir, nous comprenons pourquoi les grandes décisions devant orienter un clan se font, en général, le soir. Causer en profondeur, décider d'une façon irrévocable, cela se fait en pays Jóola, la nuit, dans la pénombre de la forêt d'initiation. En réalité, on replonge dans le principe vital même qu'est l'ombre, qu'est la forêt d'initiation. On se retrouve au nœud, a la cheville ouvrière de l'existence. C'est a partir de là que les décisions sont prises. Le Jóola n'est vivant que dans l'ombre, parce qu'il a son ombre. Sa conduite du jour n'est, en réalité, que la conséquence, la manifestation d'une vie déjà existante, ayant son germe dans l'ombre. La vie du jour n'est qu'un épanouissement, un développement de la vie vraie du yàaloor. Cette conception de l'ombre, de l'obscurité, domine, en réalité, toute la pensée Jóola.
La Mirra
Munujo apaal buroŋ, munujo apaal eket. (jùgut) La mirra è amica della vita e anche amica della morte
L’unzione con la mirra ritorna spesso nelle cerimonie Diola della nascita, della morte, della consacrazione del Re, ed anche della circoncisione. Troviamo, quindi, la mirra lungo tutta la vita del Diola. La mirra non è solamente la compagna della vita, lo è anche della morte. Essa è presente dalla nascita alla morte. D’altra parte sappiamo che tutti i grandi riti Diola sono, allo stesso tempo, di morte e di rinascita.
La myrrhe est l'amie de la vie: elle est aussi l'amie de la mort.
L'onction avec de la myrrhe revient souvent dans les cérémonies Jóola de naissance, de mort, de consécration royale, et même de circoncision. On trouve donc la myrrhe tout au long de la vie du Jóola. La myrrhe est non seulement la compagne de la vie, mais aussi de la mort. Elle est présente aussi bien a la naissance qu'à la mort. Nous savons par ailleurs que tous les grands rites Jóola sont a la fois de mort et de résurrection.
Le Ragazze
Alùndau laloke. (fùlup), La tortorella color del vino ha cantato.
Alùnd: tortorella color del vino. Essa, sembra, non canti tutto l’anno, ma soltanto all’inizio della stagione delle piogge. Il suo canto viene interpretato nel seguente modo: “Aiyoo, sono stato in guerra. Mi hanno dato uno scudo da portare. Ho ricevuto un colpo di lancia sulla schiena. Mi sono ritrovato con la nuca in aria.” Questo è il proverbio che si cita quando si constata che una ragazza ha il suo menarca, quando i suoi seni cominciano a crescere. Allora si dice: “La tortorella color del vino ha cantato”.
La tourterelle vineuse a chanté
Alùnd: tourterelle vineuse. Il ne semble pas qu'elle chanté toute l’année, mais seulement a l’approche de l’hivernage. Son chant est interprète de la façon suivante: «J'étais allé a la guerre. Ils m'ont donne le bouclier a porter. J’ai reçu un coup de lance par derrière, La nuque en l’air me suis retrouvé.» C’est le proverbe que l’on cite quand on constate qu'une fille a ses règles pour la première fois, quand ses seins commencent a pousser. On dit alors: «La tourterelle vineuse a chanté».
La Donna
Anaare eraarah. (Bre-Sàlaaki)
La donna è un convolvolo (Ipomoea asarìfolia)
Il proverbio deriva dall’osservazione dell’Ipomoea asarìfolia. Si tratta di una pianta rampicante che somiglia alla zucca. In questo proverbio dunque si sottolinea in modo particolare il coraggio della donna. In epoche di conflitti le donne si mostrano più coraggiose degli uomini. Non abbandonano così facilmente il terreno. Di fatto quando il convolvolo si è impossessato di un campo non si riesce così facilmente ad estirparlo.
Le proverbe vient de l’observation de l’Ipomoea asarìfolia. C'est une plante rampante a l’image du calebassier. Dans ce proverbe c'est donc tout particulièrement le courage de la femme qui est souligné. En temps de conflits, bien des femmes se montrent plus courageuses que des hommes. Elles n'abandonnent pas aussi rapidement le terrain. De fait, quand le volubilis a pris racine dans un champ, on n'en vient pas si facilement à bout.
Il Cibo
Muri àbujeliiti: ñíiñii. (fúlup) Non si butta via il cibo: è sacro
Si cita questo proverbio, per esempio, quando non si fa attenzione e si attraversa un campo di riso senza preoccuparsi degli steli che si calpestano. E’ dovere di ciascuno prendersi cura della produzione alimentare. E’ pericoloso non rispettarla. Anche se non si conosce chi utilizzerà effettivamente questo cibo e si ignora chi sarà il primo ad usufruirne, bisogna rispettarlo.
On ne détruit pas de nourriture: c’est sacré
On cite ce proverbe lorsque, par exemple, on n'a pas fait attention a un champ de riz à travers lequel on est passé sans se soucier des tiges qui lèvent. Il est du devoir de chacun de prendre soin d'une production vivrière. Il est dangereux de ne pas la respecter. On ne sait pas qui va profiter effectivement de cette nourriture. On ignore qui sera le premier à profiter d'un champ semé ou planté, mais il faut le respecter.
Il Riso
Il Riso, è la pietra
La pietra simbolizza la stabilità, la solidità, la coesione. Essa è la vita nella sua continuità. In questo detto, il riso viene comparato alla pietra degli altari. Il Riso assicura la vita. Nei paesi Diola, dona influenza a colui che lo possiede. Questa identificazione della pietra con il riso si materializza negli antichi granai. Qui vi si trova una pietra posata sul riso per conservare il suo peso, la sua anima. Secondo l’opinione comune, un granaio dove il riso non viene ricoperto da una pietra si vuota molto rapidamente. Il riso stesso perde la sua sostanza e non è più nutriente.
Le riz, c'est de la pierre
La pierre symbolise la stabilité, la solidité, la cohésion. Elle est la vie dans sa pérennité. Dans ce dicton, le riz est compare a la pierre des autels. Le riz assure la vie. En pays Jóola, il donne du poids a celui qui en possède. Cette identification de la pierre et du riz est matérialisée dans les anciens greniers. On y trouve une pierre posée sur le riz pour lui conserver son poids, son âme. Selon l’opinion commune, un grenier où le riz n'est pas recouvert d'une pierre se vide très rapidement. Le riz lui-même perd sa substance et n'est plus nourrissant.
La Terra
Etaam lañao. (fùlup)
Un padre di famiglia cita questa espressione ai suoi bambini per incitarli a coltivare sempre i campi ricevuti in eredità. Che non abbiano mai la tentazione di approfittare del campo del vicino. Che non cerchino mai di spostare i confini a loro profitto. Un’azione di questo tipo potrebbe causare la loro morte. Presso i Diola, la terra è sacra. Essa è “pericolosa”. Se qualcuno la tocca a torto, ne può morire. Il carattere sacralizzato, “pericoloso”, dei campi si basa sul fatto che la terra, come il sangue, è il sacramento della vita.
La terre est sacrée
Un père de famille cite cette expression à ses enfants pour les inciter a toujours cultiver les champs reçus en héritage. Qu'ils n'aient jamais la tentation de rogner sur le champ du voisin. Qu'ils ne cherchent jamais a faire reculer les limites a leur profit. Un tel acte pourrait entraîner leur mort. Chez les Jóola, la terre est sacrée. Elle est «dangereuse». Si on y touche à tort, on en meurt. Le caractère sacré, «dangereux», du champ se baserait sur le fait que la terre, comme le sang, est le sacrement de la vie.
La Festa
Hilaalamen hifeeneŋ hihinaat katoofan risaan. (jùaat) Un solo limone non può svelare il gusto del pesce
Si utilizza comunemente il limone nelle preparazioni culinarie, soprattutto nel pesce. Ognuno sa che un solo limone non può bastare. Questo detto afferma che, quando si è in molti, si crea un ambiente festoso. Da soli non si può essere felici. Per distrarsi ridere divertirsi, portare un po’ di gioia nella vita ci si deve ritrovare in tanti.
Un seul citron ne peut relever le goût du poisson
On met couramment du citron dans les préparations culinaires, surtout dans le poisson. Chacun sait qu'un seul petit citron ne peut suffire. Ce dicton affirme que c'est a plusieurs qu'on crée une ambiance de fête. Tout seul on ne peut être heureux. Pour se distraire, rire. s'amuser, menée un peu de joie dans la vie, on doit se retrouver nombreux.
La Società
An labukibuk àlunnoor. (fùlup) L’uomo nasce in una rete
Il detto
proviene dall’osservazione della liana della zucca. Questa pianta rampicante ha
le sue radici in un punto ma le estende lontano ramificandosi in tutte le
direzioni. L’uomo vi è comparato (…).nasce in un groviglio di parenti. D’altra
parte, si cita questo detto per incoraggiare qualcuno ad essere pronto a
soccorrere chiunque. Una volta che la difficoltà viene superata, ci si potrà
meravigliare di scoprire improvvisamente un legame con colui che ci ha
soccorso. Bisogna, quindi, essere pronti a ricambiare il favore.
L 'homme naît dans un réseau
Ce dicton provient de l’observation de la liane à calebasses. Cette plante rampante a ici son pied et s'étend loin en émettant des ramifications dans toutes les directions. L'homme lui est compare (…) l’homme naît précisément dans un enchevêtrement de parents. Par ailleurs, on cite ce dicton pour encourager quelqu'un a être prêt a secourir quiconque. Une fois la difficulté passée, on peut s'étonner de découvrir tout à coup un lien avec celui que l’on a secouru. Il faut donc être prêt a rendre service.
La Terza Età
Anafaan yàaloor. (jùgut) Il vecchio è un’ombra
La parola yàaloor significa sia ombra, sia anima intesa come principio vitale. In altri termini, l’anziano è il principio vitale della comunità. Se tutti i vecchi si spegnessero la comunità intera perderebbe di senso. Significa che il vecchio ha una visione ampia delle realtà. E’ davanti al passato e soprattutto davanti all’avvenire che conosce in rapporto al passato. All’anziano ci si rivolge quando tutto è perduto, quando si è stanchi d’avventure sotto il sole. Si ritorna allora alla sua ombra, per riprendere coraggio, ricostituire le proprie forze e soprattutto riconsiderare i piani.
Le vieux est une ombre
Le mot yàaloor signifie a la fois ombre et âme, considérées comme principe vital. En d'autres termes, l’ancien est le principe vital de la communauté. Si tous les anciens venaient a s'éteindre, la communauté entière perdrait sens. Il signifie que le vieux a une vision large des réalités. Il est en avance sur le passé et surtout sur l’avenir qu'il connaît en référence au passé. L'ancien est celui vers lequel on se tourne quand tout est perdu, quand on est fatigué des aventures sous le soleil. On revient alors a son ombre, pour reprendre courage, refaire ses forces et surtout reconsidérer ses plans.
L’Uomo
Aníine asukateen. (fùlup) L’uomo è un povero
Questo proverbio bilancia il detto “La donna è regina”. Si applica soltanto all’uomo. Sta a significare che dove la donna riesce, dov’è accolta, coccolata, dove incontra tutti i favori, l’uomo si trova trascurato, messo da parte. Questi è un poveraccio, un deprivato. Egli non ha nulla e non è nulla. Sarebbe interessante analizzare i motivi di questa povertà, di questa scarsa considerazione dell’uomo, in contrasto con la ricchezza della donna, con la sua regalità, col suo regno. Non sarà in funzione del suo ruolo nella procreazione dei figli?
L 'homme est un pauvre
Ce proverbe équilibre le dicton: «La femme est reine». Il s'applique seulement a l’homme. C’est dire que là où la femme réussit, où elle est accueillie, choyée, où elle a toutes les faveurs, l’homme se trouve délaissé, mis de côte. Celui-ci est pauvre, démuni. Il n'a rien et n'est rien. Il serait intéressant d’analyser les raisons de cette pauvreté, de cette déconsidération de l’homme, par opposition a la richesse de la femme, a sa royauté, a son règne. Ne serait-ce pas en fonction de son rôle dans la mise au monde des enfants?